I Disturbi dell’Alimentazione sono essenzialmente “disturbi cognitivi” in quanto l’Anoressia Nervosa, la Bulimia Nervosa e la maggior parte dei Disturbi dell’Alimentazione NAS (non altrimenti specificati) condividono un “nucleo psicopatologico” caratterizzato dall’eccessiva valutazione della forma del corpo e del peso e del loro controllo. Mentre la maggior parte delle persone si valuta sulla base delle proprie prestazioni percepite in una varietà di aree di vita (per es. la qualità delle proprie relazioni, le prestazioni professionali, le abilità sportive), i soggetti con Disturbo dell’Alimentazione presentano una valutazione di sé centrata principalmente o esclusivamente sul peso e forma del corpo e sulla propria capacità di controllarli. Questo aspetto psicopatologico è peculiare dei soggetti con un Disturbo dell’Alimentazione ed è identico nelle femmine e nei maschi, negli adolescenti e negli adulti.
L’eccessiva valutazione della forma del corpo e del peso deve essere distinta dall’insoddisfazione per la propria forma fisica, che si riferisce al non apprezzare il proprio aspetto. Al contrario dell’eccessiva valutazione della forma del corpo e del peso, l’insoddisfazione per la forma del corpo è largamente diffusa nella popolazione generale e la sua presenza è talvolta ascrivibile ad un “normale malcontento” e non ad aspetti psicopatologici.
Un Disturbo dell’Alimentazione può dominare la vita, occupare ogni pensiero, divenire più importante della famiglia, degli amici, delle ambizioni e della salute. S’impadronisce della vita. E’ un disturbo seduttivo: “essere magri” è il canto magico delle sirene che promette felicità, quel magico canto che non si riesce a raggiungere quando si cade nella “trappola” della mente… del corpo…
Un corpo odiato, vissuto come deforme, un corpo da distruggere, assottigliare, offendere, annullare; un corpo erroneamente percepito che diviene lo strumento di comunicazione di ogni sofferto disagio e di ogni paralizzante bisogno di attenzione, mai dichiarato, mai chiesto, ma sempre agognato nel silenzio.
Secondo la scrittrice marocchina Fatima Mernussi la taglia 42 è una costrizione che rende le donne occidentali simili alle islamiche, perché è come un velo che le separa dal resto del mondo, le uniforma e le priva di soggettività imponendo loro la prigionia di un corpo adolescente, soggiogato ai dettami degli stilisti e del mercato.
Allora mi fermo a pensare… “Il corpo come specchio dell’anima o viceversa? Il corpo come strumento per essere giudicati dagli altri o per valutare se stessi?.
La vita è altrove. Se ciascuno imparasse ad amarsi, a smettere di mascherarsi, modificarsi e aggiustarsi…
Solo dopo aver accettato pienamente questo meraviglioso territorio che è il nostro corpo, ci sarà finalmente spazio per accogliere il mondo.
Dott.ssa Lorella Fornaro
Psicologa e Psicoterapeuta
Responsabile del Centro Aidap di Parma
Specialista nella cura dei Disturbi dell’Alimentazione e dell’Obesità