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Articoli scientifici

PROCESSI COGNITIVI COINVOLTI NELLA PERDITA E NEL MANTENIMENTO DEL PESO

03/09/2009

By Lorella Fornaro

ARTICOLI E PUBBLICAZIONI

CERVELLO, CORPO, MENTE… CONNETTIAMOCI!!!
DIMAGRIRE È NELLA TESTA
COME AIUTARE UN FAMILIARE O UN AMICO CON UN DISTURBO DELL’ALIMENTAZIONE
ESISTE UNA VERA DIPENDENZA DA CIBO?
E SE IL CIBO DIVENTA “IL PROBLEMA”?

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IL MODELLO ABC 🔤 È il quadro concettuale elabo

IL MODELLO ABC 🔤
È il quadro concettuale elaborato da Albert Ellis che sta alla base della terapia razionale emotiva comportamentale (RET), una delle forme più radicate di terapia cognitivo comportamentale.

1️⃣
L’ABC 🔤 è uno strumento di indagine clinica dei processi mentali.
Aiuta a identificare schemi ricorrenti e significativi dell’attività mentale.
Facilita la concettualizzazione del caso clinico e la programmazione dell’intervento terapeutico.

2️⃣
Il modello suggerisce che gli eventi attivanti (A - activating events) producono conseguenze (C - consequences) quali sofferenza emotiva e comportamenti inappropriati, a causa della presenza di convinzioni irrazionali o disfunzionali (B - beliefs).

3️⃣
Da questo modello deriva anche un intervento clinico che consiste nel contestare (D - dispute) le credenze irrazionali per raggiungere un pensiero efficace (E - effective belief), ovvero un B funzionale in sostituzione di quello disfunzionale.

4️⃣
Nella ricostruzione degli 🔤 si parte spesso raccogliendo i C (emozioni, stati fisici e agiti disfunzionali); segue l’identificazione degli aventi attivanti A (dove, quando, con chi, in quali circostanze si presenta la sofferenza C). Si identificano, infine, i B disfunzionali (rappresentati al meglio da frasi brevi, di tono assolutistico e indiscutibile, perentorio e inappellabile).

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Dott.ssa Lorella Fornaro
Psicologa e Psicoterapeuta
Responsabile del Centro Aidap di Parma
Specialista nella cura dei Disturbi dell’Alimentazione e dell’Obesità
Terapeuta Esperta EMDR-Practitioner

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#modelloabc
#terapiacognitivocomportamentale

COME AIUTARE UN FIGLIO ADOLESCENTE A SUPERARE UN D

COME AIUTARE UN FIGLIO ADOLESCENTE A SUPERARE UN DISTURBO DELL’ALIMENTAZIONE

I disturbi dell’alimentazione hanno un profondo impatto sul benessere fisico, psicologico e sociale di un adolescente. I loro effetti possono essere gravi e di lunga durata, quindi, è essenziale che vengano trattati precocemente ed efficacemente.

È fondamentale cercare fin da subito il miglior trattamento disponibile.
Uno dei trattamenti più efficaci è la terapia cognitivo comportamentale migliorata (CBT-E). Si chiama così perché agisce sui processi cognitivi di una persona, vale a dire il modo in cui pensa e la incoraggia a modificare i propri comportamenti disfunzionali o non salutari; “migliorata” significa semplicemente che è stata migliorata grazie a molti anni di ricerca scientifica dedicata.

🔹 Il centro a cui rivolgersi deve essere specializzato nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione.
🔹 Il centro deve essere in grado di valutare e gestire co modalità mediche e psichiatriche.
🔹 I terapeuti devono avere una formazione nella CBT-E.
🔹Il centro deve disporre di una dietista formata nella CBT-E.
🔹 È previsto il coinvolgimento dei genitori.
🔹 Il centro dovrebbe essere affiliato ad un ospedale specializzato nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione nel caso in cui sia necessario un trattamento più intensivo.

Prosegue nei commenti. Troverai indicazioni generali e indicazioni specifiche.

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Foto di Esther Wechsler su @unsplash

Dott.ssa Lorella Fornaro
Psicologa e Psicoterapeuta
Responsabile del Centro Aidap di Parma
Specialista nella cura dei Disturbi dell’Alimentazione e dell’Obesità
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#cbte
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LA NOIA 🥱😞😑 Quando si prova noia ci si se

LA NOIA 🥱😞😑 Quando si prova noia ci si sente sospesi, insoddisfatti, svogliati. Le palpebre si fanno pesanti, si sbadiglia e il livello di attivazione generale è piuttosto basso.
1️⃣ Ha la capacità di alterare la percezione del tempo soggettivo per cui esso sembra fermo. La persona esperisce una sorta di incapacità decisionale. I rapporti con il proprio sé e con il mondo si alterano sensibilmente nel senso del “distacco”.
2️⃣ È spesso confusa con altro… La tristezza è un sentimento collegato ad una mancanza o ad una perdita, la noia è assenza di attrattiva. Risulta scorretto assimilare la noia allo stato di apatia (assenza di emozioni), essendo la noia in sé un’emozione.
Relativamente all’anedonia si può affermare che la noia non è di per sé assenza di piacere, ma assenza di forza.
3️⃣ Il legame con la realtà è integro, ma temporaneamente come “sospeso”: “è come una nebbia che mi avvolge, non c’è niente che mi scuote, è come essere dentro una campana di vetro”.
4️⃣ Se paragonata ad altre emozioni non sembra condividere con esse pari forza e pregnanza emotiva. La paura, la tristezza, la gioia, la vergogna sono tutte caratterizzate da un vissuto emotivo molto forte e non si ha difficoltà a rievocarle. Questo non accade con la noia: le persone hanno spesso difficoltà a ricordare quando si sentono annoiate, come si sono sentite, quali segnali fisici hanno provato, come hanno reagito.
5️⃣ Come tutte le emozioni ha uno scopo ben preciso! Ci segnala che stiamo costruendo una realtà carente di quegli aspetti autenticamente creativi come la novità e l’inaspettato.

Prosegue nei commenti

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Dott.ssa Lorella Fornaro
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#emozioni
#noia

📚✨📌 Consiglio di lettura L’ETÀ FRAGILE

📚✨📌 Consiglio di lettura

L’ETÀ FRAGILE
Donatella Di Pietrantonio, Einaudi
Vincitore Premio Strega e Premio Strega Giovani 2024

🔹Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta.
Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire🔹

Mi capita spesso, durante il “viaggio” con i miei pazienti di “scambiarci” titoli di libri.

Il modo delicato e struggente con cui la scrittrice scende nella profondità dell’animo mi ha incantata.
Pensate che la prima idea di questo romanzo ha colto l’autrice mentre era in viaggio… si è ricordata di un vecchio episodio di cronaca avvenuto sulla Maiella. Quel ricordo confuso Le è rimasto addosso e non l’ha più lasciata. È diventato altro.

Ogni momento della nostra vita può essere esposto all’inciampo, alla caduta e alla sofferenza.
Siamo tutte creature vulnerabili.
Quando rimuoviamo gli aspetti della nostra fragilità e vulnerabilità facciamo i danni più gravi a noi stessi e agli altri.
È importante sapere riconoscere dentro di sé la propria fragilità.
E come possiamo farcene carico?
La risposta sta nel contatto, nella carezza tra anime diverse, perché riconoscendoci vulnerabili insieme sapremo darci conforto gli uni con gli altri, fronteggiando paura e sofferenza grazie alla loro condivisione.

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Dott.ssa Lorella Fornaro
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#fragilità
#vulnerabilità

FRAGILITÀ… EMOTIVA Fragilità deriva dalla par

FRAGILITÀ… EMOTIVA

Fragilità deriva dalla parola latina “frangere” che significa rompere, mandare in pezzi.

2️⃣
La fragilità emotiva corrisponde a una riduzione della capacità di mantenere il senso dell’interezza e sicurezza emotiva, fisica senza perdere il controllo e la centratura interna.

3️⃣
Quanto più percepiamo la fragilità emotiva, tanto più possiamo avere la sensazione di perdita di controllo riguardo a ciò che proviamo, pensiamo, sentiamo ed agiamo nel mondo.

4️⃣
Alla base della fragilità emotiva vi è una fragilità psicologica, cioè un insieme di costrutti fragili relativi alla visione del mondo, che non corrispondono alla realtà, ma sono una mappa soggettiva con cui viene visto il mondo circostante.

5️⃣
Superare la fragilità emotiva è un progressivo allenamento alla consapevolezza di emozioni, pensieri e corpo per ritrovare interezza, stabilità, forza ed elasticità davanti agli imprevisti e alle prove della vita.

6️⃣
La stanza di terapia è il luogo dove poter accostare, ripensare o pensare per la prima volta le proprie fragilità in un contesto che ne legittima prima di tutto l'esistenza.

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DISSOCIAZIONE E TRAUMA - Secondo Pierre Janet la d

DISSOCIAZIONE E TRAUMA - Secondo Pierre Janet la dissociazione è il risultato di un fallimento della normale integrazione dell’esperienza in strutture mentali coerenti e coese dovuto ad un deficit delle funzioni mentali superiori (coscienza, memoria autobiografica e sentimento d’identità).

Da un punto di vista evolutivo, la dissociazione riveste un ruolo fondamentale nella sopravvivenza dell’individuo, poiché gli permette di proteggersi dai vissuti emotivi soverchianti relativi all’evento traumatico, scollegandosi da essi.
Questo meccanismo comporta un’interruzione improvvisa delle normali capacità riflessive e di mentalizzazione le quali, a loro volta, costituiscono un ostacolo all’integrazione dell’evento traumatico nella continuità della vita psichica.

Quali sono le modalità che un essere umano può mettere in atto di fronte a una minaccia?
È importante comprendere cosa si intende per sistema di difesa: un sistema biologico che si attiva ogni volta che ci si trova in una condizione di pericolo per la propria integrità fisica o quella di una persona cara.

Tali modalità si esprimono in quattro risposte comportamentali: Fight (lotta), Fly (fuggi), Freeze (immobilizzati) a cui si accompagnano diverse emozioni di paura, collera e dolore. Un’altra risposta difensiva è la finta morte (Faint death) che si manifesta attraverso un rilassamento dei muscoli e un rallentamento del battito cardiaco e del respiro, fino a somigliare a uno stato di morte apparente.

La dissociazione può essere intesa come una patologia della coscienza, il cui sviluppo è alterato a partire da stadi di sviluppo molto precoci. La coscienza di sé e del mondo viene profondamente alterata da esperienze traumatiche, soprattutto quando queste si verificano in periodi sensibili dello sviluppo.

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Foto di Jackson Simmer su @unsplash

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I DISTURBI DELLA PERSONALITÀ Uno, nessuno, centom

I DISTURBI DELLA PERSONALITÀ
Uno, nessuno, centomila

📌
La personalità è la risultante di una serie di operazioni mentali: costruire un’immagine di sé, dare significato al mondo, agire, relazionarsi con gli altri, trovare soluzioni ai problemi posti dall’ambiente.
I meccanismi deputati a queste operazioni possono mal funzionare; quando la disfunzione si estende a vaste aree della vita sociale e interiore assume la forma del Disturbo di Personalità.

📌
I tratti della personalità sono modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell’ambiente e di se stessi, che si manifestano in un ampio spettro di contesti sociali e personali.
Solo quando tali tratti sono rigidi e non adattivi e causano una significativa compromissione del funzionamento sociale o lavorativo, o una sofferenza soggettiva, essi costituiscono i Disturbi di Personalità.

📌
I Disturbi della Personalità classificati dal DSM-5 sono dieci, ripartiti in tre cluster (A, B, C) e definiti in base a caratteristiche generali e comuni.

• Cluster A
Individui che appaiono strani, bizzarri, eccentrici:
- Disturbo paranoide di personalità
- Disturbo schizoide di personalità
- Disturbo schizotipico di personalità

• Cluster B
Individui che appaiono melodrammatici, emotivi o imprevedibili:
- Disturbo istrionico di personalità
- Disturbo narcisistico di personalità
- Disturbo borderline di personalità
- Disturbo antisociale di personalità

• Cluster C
Individui che appaiono ansiosi e paurosi:
- Disturbo di evitamento di personalità
- Disturbo dipendente di personalità
- Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità

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ANATOMIA DELLA RABBIA 😤😡🤬 1️⃣ La rab

ANATOMIA DELLA RABBIA 😤😡🤬

1️⃣
La rabbia è un’emozione complessa: contiene una sequenza di eventi cognitivi, fisici e comportamentali relativamente prevedibili.
Causa sempre sofferenza, inquina le relazioni e riduce la qualità di vita.

2️⃣
Si compone di due fasi:
> una fase di sofferenza acuta per come si sono svolti i fatti;
> una fase caratterizzata dal bisogno di smettere di soffrire punendo gli altri o curandosi le ferite.

3️⃣
La rabbia spesso viene confusa con l’ansia; questo deriva dall’origine comune di questi due stati emotivi: il meccanismo difensivo dell’attacco o fuga di fronte a una minaccia.

4️⃣
Costituisce un costrutto psicologico complesso: contiene elementi emotivi-fisiologici, cognitivi e comportamentali che interagiscono con loro.
Tra gli atteggiamenti in cui la rabbia svolge un importante ruolo si evidenziano l’atteggiamento irritabile, vendicativo e quello permaloso.

5️⃣
La rabbia e la frustrazione sono emozioni simili; entrambe nascono dalla percezione di una minaccia (il più delle volte psicologica) identificata spesso nel mancato soddisfacimento di un’aspettativa o di un bisogno.
Prevale la frustrazione quando ci si concentra sull’idea di non poter tollerare la situazione, prevale la rabbia quando ci si ripete che certe cose non devono accadere.
La reazione di rabbia costituisce la risposta ad una sensazione di vulnerabilità e di insicurezza.

6️⃣
Ci si può arrabbiare con se stessi?
✅ Sì. Ciò accade ogni volta che si presentano atteggiamenti di forte autodoverizzazione e di autocolpevolizzazione.
Clinicamente si può rilevare uno stato di depressione “rabbiosa”, cupa, con possibili atti autolesionistici e con ruminazione sui propri sbagli.

7️⃣
Esiste una rabbia “sana”?
In fin dei conti, se fa parte del meccanismo di attacco o fuga, che è del tutto fisiologico, anche la rabbia ha un suo scopo!
Quando scatta di fronte a un attacco vero, a un pericolo reale, può salvare la vita.
La rabbia può diventare funzionale quando, nella mente della persona, l’emozione comunica con funzioni superiori quali la razionalità, l’esame di realtà e la capacità di collaborazione.

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IL RICORDO NEL CORPO Il corpo è la rappresentazi

IL RICORDO NEL CORPO

Il corpo è la rappresentazione della nostra storia, porta dentro di sé tracce del passato e dei vissuti trascorsi.
Come una cartina geografica, ci indica dove sono localizzate le esperienze e quali le emozioni ad esse associate. A differenza della “memoria classica” che si attiva per ricordi cognitivi, quella corporea lo fa con veri e propri ricordi fisici, attraverso le sensazioni e le reazioni fisiologiche.

Il corpo invia segnali che vanno a creare la comunicazione non verbale influenzando le reazioni degli altri, ma non solo, il corpo invia segnali anche a noi stessi, attraverso un feedback interno ci parla rimandando stati d’animo che possono essere intrappolati e dunque ripetitivi. Le vicende passate restano attive e sono percepite come attuali.

Le emozioni hanno una componente somatica e il nostro sistema nervoso ha la capacità di ricordare e rievocare le sensazioni vissute in certi momenti della nostra vita.
Allenare la consapevolezza di come si manifesta l’emozione nel corpo consente di riconoscere il disagio e gestirlo.

❓In quali parti del corpo percepiamo l’emozione disturbante?

❓Quanto è intensa da 0 a 10?

❓Se avesse una forma a quale assomiglierebbe?

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Psicologa e Psicoterapeuta
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Foto di Ramez E. Nassif su @unsplash

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